#ヴェニス80 – 30/8 -9/9/2023 特別 #11: (日 5) Focus di Vittorio De Agrò (RS) sul Concorso

(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia e Vittorio De Agrò (RS) – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale)

“La Teoria di ogni cosa “ di Timm Kröger

シノプシス: Johannes Leinert e il suo supervisore di dottorato vanno a un convegno di fisica nelle Alpi svizzere, dove uno scienziato iraniano ha intenzione di svelare “una rivoluzionaria teoria di meccanica quantistica”. Quando però i fisici arrivano al loro hotel a cinque stelle, l’ospite iraniano è scomparso nel nulla. Senza una nuova teoria di cui discutere, la comunità di scienziati decide di dedicarsi allo sci. Johannes, 代わりに, rimane nell’hotel per lavorare alla sua tesi di dottorato, ma ben presto si scopre distratto, in preda a una singolare fascinazione per Karin, giovane pianista jazz. C’è qualcosa di strano, sfuggente in lei: sembra conoscere di lui cose che pensava di essere l’unico a sapere. Dopo che una mattina uno dei fisici tedeschi è trovato morto, arrivano sulla scena due ispettori per indagare sull’omicidio. Mentre formazioni di nuvole sempre più bizzarre appaiono in cielo, la pianista scompare senza lasciare traccia – e Johannes si ritrova trascinato in una sinistra storia tra falsi ricordi, veri incubi, amore impossibile e un oscuro mistero che rimbomba nascosto sotto la montagna.

レビュー: Il multiuniverso è diventato l’uovo di Colombo o se preferite un limone ormai spremuto da registi e sceneggiatori pronti a seguire l’idea del momento.

Sarebbe stato impossibile immaginare che fino a pochi anni fa temi affrontati e studiati nei corsi di laurea di fisica , ingegneria e matematica , diventassero di moda su social network.

Potremmo dire che esiste un cinema precedente e dopo il film. “Endgame”.

Chi vi scrive concorda con il detto popolareil troppo stroppia”, ma si sforza d’avere una certa tolleranza quando il tema del multiverso , se inserito in modo coerente ed equilibrata nella sceneggiatura.

Coerenza ed equilibrio che risultano mancati o quasi nella sceneggiatura del film tedescoLa Teoria del Tuttopresentato in concorso a Venezia 80.

Il titolo stesso è stato scelto furbescamente per attirare lo spettatore in sala pensando al biopic sullo scienziato Stephen Hawins.

Timm Kroger compie un triplo salto carpiato in chiave artistica e narrativa mescolando ed alternando diversi generi:melo , spy story e guerra fredda ambientato nella bellezza mozzafiato ed innevata delle Alpi svizzere.

Era gia un film ambizioso e complesso da sviluppare , ma Kroger nonsazioaggiunge il multiuniverso con una implicazione da mistery con la scelta del bianco e nero

Lo schema narrativo e stilistico regge per quasi tutto il film anche se lo spettatore fatica a trovare il bandolo della matassa , accompagnando l’ingenuo e romantico Johannes nella sua personale indagine .

La Teoria del tuttosi avvolge su stesso , evitando accuratamente di dare un senso alla storia ed ai personaggi .

Il finale è un noioso e pedante utilizzo del voice over del protagonista che anziché spiegare il tutto, fa rimanere tutto confuso e caotico e nessuna teoria sul perché il regista abbia voluto dare il colpo di grazia alla pazienza e curiosità del pubblico

Ma riportiamo adesso il commento del regista

Sono stato attratto da un’indistinta immagine-ricordo collegata al cinema, un amalgama strano e divertente – come se Hitchcock e Lynch e molti altri, conosciuti o dimenticati, facessero l’amore sulla moquette della hall di un vecchio hotel – in cui risuona una utility music come quella di Bernard Herrmann, suscitando allo stesso tempo drammatica ironia e un’emozione genuina e sincera. È la tragica storia di un genio incompreso, o stiamo assistendo alle allucinazioni paranoidi di un pazzo con turbe ossessive? Il film è invariabilmente entrambe le cose. 誰が, il gatto di Schrödinger è allo stesso tempo vivo e vegeto, e clinicamente morto. La storia sembra profondamente radicata nel ventesimo secolo – questo lungo, strano secolo che non è riuscito a superare il vecchio concetto del genio individuale “guidato dal destino”. Il suo opposto – abitare un universo caotico e indifferente – rimane ancora oggi insopportabile. Quale dei due è più giusto? La cosa che più assomigli a una risposta, secondo me, può essere trovata nel multiverso del cinema – e nella sua continua capacità di combinare i nostri sogni collettivi con le trappole della realtà, “mescolare le vecchie carte in modi nuovi”. Proprio come Johannes, anche noi non sappiamo chi ha scritto la strana musica che proviene dalla hall, ma di sicuro ne riconosciamo la melodia.

ヴィットリオ・デ・アグロ (RS)

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