#VENEDIG80 – 30/8 -9/9/2023 SPEZIELL #3: (TAG 2) Diario dal Lido

(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia e Vittorio De Agrò (RS) – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale)

Pablo Larrain e la sua favola nera sulla dittatura di Pinochet convince in parte

Zusammenfassung: El Conde è una commedia dark/horror che ipotizza un universo parallelo ispirato alla storia recente del Cile. Il film ritrae Augusto Pinochet, un simbolo del fascismo mondiale, nei panni di un vampiro che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda estremità meridionale del continente: nutre il suo desiderio di malvagità al fine di perpetuare la propria esistenza. Dopo duecentocinquanta anni di vita, Pinochet decide di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna. Non può più sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro. A dispetto della natura deludente e opportunistica della sua famiglia, trova una nuova ispirazione per continuare a vivere una vita di passione vitale e controrivoluzionaria attraverso una relazione inaspettata.

Rezension:

L’incipit non lascia spazio con l’ascolto della marcia di Radeski da un giradischi e lo scorrere dei titoli di testa in stile gotico e l’uilizzo rigoroso del B&N. Siamo proiettati in un film vampiresco!

Ma anche le scene brutali durante la dittatura di Pinochet.

E’ lo stile asciutto del regista argentino che prorompe sulla scena con la figura del dittatore Pinochet nei panni di un vampiro, che finge la sua morte nel 2006 e ora si aggira nella tundra meridionale del paese indossando enormi pellicce, inseguito dalla sua famiglia forse per soldi? E che dire aggiungere Margaret Thatcher come voce narrante?

Film truculento che esprime l’orrore verso il male assoluto con tanti ricordi simbolici.

L’attore Alfredo Castro, inseparabile marionetta del regista, interpreta il maggiordomo fedelissimo che tiene in pugno la situazione, peccato che nella messa in scena notiamo il solito scivolone nei confronti della Chiesa con l’arrivo di una altrettanto fedele suora nello stesso tempo esorcista e contabile.

La teoria della complicità delle istituzioni religiose con il dittatore

non trascina la storia verso una deriva più audace e la sua inclinazione al genere. Ma lo spettatore resta affascinato dal connubio innaturale tra Pinochet e la Thatcher incarnata.

Insomma il Diavolo e l’AcquaSanta in un film simbolico!

Grazie alla voce inconfondibile della Thatcher si ripercorre la vita del vampiro di 250 anni Augusto Pinochet, nella vita precedente orfano nato a Parigi come Claude Pinoche. Questi si unì all’esercito di Luigi XIV e leccare il sangue dalla ghigliottina della Rivoluzione francese con una costosissima scenografia grazie a Netflix! Il personaggio Claude testualmente precisa che avrebbeusato i suoi poteri per combattere contro tutte le rivoluzioni”, si dirige in Cile, ein “terra di contadini senza padre”, per diventare Augusto Pinochet e lancia un colpo di stato nel 1973. Wir entschieden, dass es notwendig war, alle möglichen Wendungen zu untersuchen, die eher eine Verschiebung als eine einfache Absage ermöglicht hätten, in 2006, finge la propria morte rifiutandosi di bere sangue rischiando la vita eterna.

Il film parte da questo leitmotiv con continui flashback a volte ripetitivi e si scopre con voli pindarici che la suora beatifica è certamente il simbolo di qualcosa già espresso con la suggestione del male che attanaglia l’umanità questa volta incarnata dalla suora ormai esausta. Ci sarà alla fine una resa dei conti come spesso accade nella filmografia del regista. Gli affecionados di Larrain sapevano quindi come sarebbe terminato.

Un esercizio cinematografico che il regista si è potuto permettere grazie ai fondi cospicui della Netflix con gran delusione per la Sala.

Ma ascoltiamo il commento del regista: Ho trascorso anni immaginando Pinochet nelle vesti di un vampiro, come un essere che non smette di imperversare nella storia, sia nella nostra immaginazione che nei nostri incubi. I vampiri non muoiono, non scompaiono, e nemmeno i crimini e le ruberie di un dittatore che non ha mai affrontato la giustizia. Io e i miei collaboratori volevamo mettere in evidenza la brutale impunità che Pinochet rappresenta. Mostrandolo per la prima volta apertamente, in modo che il mondo potesse cogliere la sua vera natura: vedere il suo volto, respirare il suo odore. Hierzu, abbiamo utilizzato il linguaggio della satira e della farsa politica, in cui il Generale soffre di una crisi esistenziale e deve decidere se vale la pena continuare la sua vita come vampiro, bere il sangue delle sue vittime e punire il mondo con il suo male eterno. Un monito allegorico del perché la storia debba necessariamente ripetersi, per ricordarci quanto le cose possono diventare pericolose.

luigi Noera

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