
(da Venezia Luigi Noera con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia e Vittorio De Agrò (RS) – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale)
Edoardo De Angelis apre la Mostra con la storia della marineria italiana durante la seconda Guerra Mondiale
I film italiani in concorso a #ヴェニス80 raggiungono il ragguardevole numero di ben otto pellicole la maggior parte nel concorso principale ed in particolare :
COMANDANTE – FILM DI APERTURA di EDOARDO DE ANGELIS
ENEA di PIETRO CASTELLITTO
FINALMENTE L’ALBA di SAVERIO COSTANZO
LUBO di GIORGIO DIRITTI
IO CAPITANO di MATTEO GARRONE
ADAGIO di STEFANO SOLLIMA
Ma anche ad ORIZZONTI sono due gli italiani:
EL PARAÍSO di ENRICO MARIA ARTALE
INVELLE di SIMONE MASSI
La Mostra dopo la preapertura in omaggio a Gina Lollobrigida apre con il cineasta italiano Edoardo De Angelis che presenta il primo dei sei film italiani in concorso: COMANDANTE.
シノプシス: All’inizio della Seconda guerra mondiale Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga nell’Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l’equipaggio italiano.
Scoppia una breve ma violenta battaglia nella quale Todaro affonda la nave nemica a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i ventisei naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei suoi uomini.
Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà alle spalle”.
レビュー: Le regole del mare non fanno distinzione; anche se sei il nemico ti salvo!
Rispetto all’attuale situazione politica italiana dove la destra destra ha vinto le elezioni politiche il rischio di essere frainteso è reale.
Tanto più che al termine del film c’è una parodia sul buon cibo del Bel Paese che sdrammatizza le circostanze del racconto. Invece la messinscena di De Angelis e del co-sceneggiatore Veronesi si liberano da questa palude di retro pensiero.
E c’è anche tutta l’italianità fantasiosa nella mescolanza dei dialetti dell’equipaggio del sottomarino del Comandante Todaro. Tutto il film d’altronde si fonda sulla interpretazione drammaturgica di Favino che sta passando da un successo all’altro.
Il progetto realizzato dal regista meridionale è faraonico ed ha comportato la realizzazione di un sottomarino della Marina Italiana dell’epoca della Seconda Guerra Mondiale con le scene girate all’Arsenale di Taranto.
Favino interpreta Salvatore Todaro, un vero comandante di sottomarino con la reputazione di “buon fascista ma anticonformista piuttosto che un convinto sostenitore del regime di Mussolini.
La scena iniziale alla partenza del sottomarino per la sua missione viene descritta tutta la retorica di ogni guerra che manda al massacro l’Umanità.
La storia segue l’impresa più famosa di Todaro, l’affondamento di una nave mercantile belga, il Kabalo, nell’ottobre del 1940, seguito dal salvataggio dei suoi 26 sopravvissuti.
Vogel, interpretato da Johannes Wirix, uno dei marinai sulla nave belga, parla abilmente l’italiano e diventa l’interprete tra Todaro e l’equipaggio fiammingo. Purtroppo la narrazione scivola in un luogo comune descrivendo i marinai salvati privi di forza morale come il nemico in un classico film di guerra separando i buoni dai cattivi.
Un film non riuscito ma che grazie a Favino riscuoterà successo, certo non siamo ai livelli del film d’esordio di De Angelis Indivisibili con la scoperta delle sorelle Fontana.
Ma ecco il commento dello stesso regista:
L’uomo alla guida di una trireme romana duemila anni fa è lo stesso che comanda un sommergibile nel 1940, in Atlantico, in piena guerra. Quell’uomo si chiama Salvatore ed è forte. Affonda il ferro delle navi nemiche senza paura e senza pietà. Ma il nemico inerme non è più nemico, è solo un altro uomo e allora lo salva. Perché l’essere umano davvero forte è quello capace di tendere la mano al debole. Salvatore conosce le leggi eterne che governano il cielo e il mare e sa che sono superiori a qualunque altra legge. Chi salva un solo uomo, salva l’umanità.
ルイジ・ノエラ