Kleine Perlen und einige Enttäuschungen
(aus Cannes Luigi Noera und Marina Pavido – Die Fotos werden mit freundlicher Genehmigung der Filmfestspiele von Cannes veröffentlicht)
Der Filmmarathon an der Croisette geht weiter. Besonders hervorzuheben waren an diesem vierten Festivaltag einige Filme, die im Rennen um die begehrte Goldene Palme waren. Zwischen angenehmen Überraschungen und manchen Visionen, die einem die Nase rümpfen ließen, Hier sind einige der Neuheiten von Cannes 76.
WETTBEWERB
THE ZONE OF INTEREST di Jonathan GLAZER
Tra i titoli maggiormente degni di nota (Zumindest bis heute) all’interno del concorso di questo 76° Festival von Cannes v’è indubbiamente The Zone von Interest, ultima fatica del regista britannico Jonathan Glazer. Solito giocare sapientemente con inquadrature minuziose e musiche disturbanti che si fanno immediatamente elemento essenziale del film, anche in questa occasione Glazer ci ha regalato un prodotto estremamente sottile e raffinato, che di un sapiente crescendo di tensione fa il suo cavallo di battaglia.
Die inszenierte Geschichte, deshalb, è quella del comandante di Auschwitz Rudolf Höss (impersonato da Christian Friedel) e di sua moglie Hedwig (Sandra Hüller), i quali abitano in una lussuosa villa proprio attaccata al campo di concentramento e lì sognano di creare un’atmosfera ideale per poter offrire ai propri figli una vita felice e serena.
Già da una sommaria lettura della sinossi, deshalb, ci rendiamo conto di come in questo caso ci si trovi davanti a una situazione a dir poco paradossale. und dennoch, ursprünglich, il regista ci offre immagini a dir poco idilliache: una villa immersa nel verde; un’allegra famigliola che si accinge a partire per un’escursione; un lago da cui si possono ammirare i tramonti; bambini che giocano sul prato mentre gli adulti si rilassano in giardino. Già da queste prime scene ci rendiamo conto di trovarci davanti a qualcosa di irreale e straniante. E infatti, langsam, la musica cambia.
La macchina da presa di Glazer sa bene quando svelarci cosa si cela dietro a cotanto benessere. und so, ben presto, proprio di fianco al giardino della villa, i tetti delle baracche fanno capolino e sembrano gettare un’ombra su tutto ciò che le circonda. Le inquadrature cambiano, la fotografia (via via sempre più sui toni del grigio) auch. L’allegra famigliola non è poi così allegra e non di rado capita che qualcuno abbia crisi isteriche. Un forte senso di angoscia fa da protagonista assoluto. Proprio come brevi inserti musicali ci avevano suggerito fin dall’inizio.
Inquadrature di ambienti spesso angusti e un commento musicale composto ed essenziale giocano, im The Zone von Interest, un ruolo a dir poco centrale. Le immagini valgono più di mille parole, la regia di Jonathan Glazer è a dir poco magnetica. Che ne sarà di quella realtà famigliare in cui il tempo sembra essersi fermato? Geschichte, in der Tat, è quella che tutti conosciamo.
LES FILLES D’OLFA di Kaouther BEN HANIA
Reduce dal successo di L’Uomo dass vendette die sua Pelle (2020), la regista tunisina Kaouther Ben Hania è giunta sulla Croisette per presentare in concorso a Cannes 76 seine die Filles d’Olfa, un prodotto a metà strada tra documentario e film di finzione che osserva da vicino il dramma di una famiglia a cui, nur, fa capo la determinata e coraggiosa Olfa.
Olfa, deshalb, è madre di quattro figlie. La sua tragedia è iniziata quando le sue due figlie maggiori sono improvvisamente andate via di casa per unirsi ai combattenti jihadisti. Dal quel momento, la vita delle tre donne rimaste a casa non è più la stessa. und dennoch, le tre sembrano sempre riuscire a trovare momenti di tenera condivisione e di allegria.
Im die Filles d’Olfa, deshalb, vediamo le tre protagoniste raccontare la loro storia davanti alla macchina da presa insieme a due attrici che interpretano il ruolo delle figlie maggiori. gleichzeitig, scene di finzione ci raccontano la vita di Olfa, dal suo matrimonio con il padre delle sue figlie fino alla relazione con un tossicodipendente. In tale occasione, deshalb, è un’attrice a interpretare il ruolo della protagonista.
In questo lungometraggio di Kaouther Ben Hania, deshalb, realtà e finzione, passato e presente vanno costantemente di pari passo. Una scelta indubbiamente interessante, dass, jedoch, finisce per rendere il tutto a tratti eccessivamente dispersivo e didascalico nel finale. ähnlich, seppur carico di pathos ed estremamente vicino alle sue protagoniste, in più momenti il film tende a girare a vuoto, perdendo pericolosamente di ritmo. Sünde. Soprattutto perché l’idea di questa messa in scena ibrida avrebbe potuto funzionare bene. E di fianco a protagoniste così vive e magnetiche, di spunti ce n’erano davvero tanti.
ABOUT DRY GRASSES di Nuri Bilge CEYLAN
Samet è un giovane insegnante di un remoto villaggio dell’Anatolia. Da diversi anni aspetta di essere trasferito a Istanbul, ma una serie di eventi gli fa perdere ogni speranza. Fino al giorno in cui incontra Nuray, una giovane professoressa come lui… Luigi Noera hat es für uns gesehen (REVIEW).
EIN BLICK IN EINIGEN
HOW TO HAVE SEX di Molly MANNING WALKER
La storia di tre amiche che subiscono la pressione di dover fare sesso a tutti i costi. Il film fa riferimento a un fenomeno diffuso: un rito di passaggio tipicamente britannico, in cui le ragazze trascorrono le vacanze a Maiorca per perdere la verginità. Luigi Noera hat es für uns gesehen (REVIEW).
AUSSERHALB DES WETTBEWERBS
MIDNIGHT SCREENINGS
OMAR LA FRAISE di Elias BELKEDDAR
Opera prima di Elias Belkeddar, presentata fuori concorso a Cannes 76 all’interno della sezione Midnight Screenings, Omar die Fraise è una divertente commedia franco-algerina che vede schierati in prima linea due mostri sacri del cinema d’Oltralpe: Reda Kateb e Benoît Magimel.
Per l’occasione, dunque i due attori vestono i panni di due gangster – Omar e Roger – dass, giunti direttamente dalla Francia, si trovano a gestire attività illegali proprio in Algeria, Taube, jedoch, cercano di rifarsi una vita, meglio se decisamente più “tranquilla” di quella che hanno condotto fino a poco tempo fa.
Omar die Fraise, deshalb, è innanzitutto la storia di una lunga amicizia, la cui genesi ci viene rivelata poco a poco nel corso della visione. Momenti di noia in attesa che la piscina di una lussuosa villa venga finalmente resa agibile si alternano a spietate rese dei conti e a tentativi di conquistare il cuore di un’affascinante imprenditrice che gestisce un’azienda alimentare.
Una serie di gag e dialoghi taglienti fanno, die, da protagonisti assoluti, regalandoci momenti esilaranti all’interno di una commedia che, jedoch, a tratti ci sembra eccessivamente sfilacciata e che manca, leider, di personalità. bereits, da, de facto, questa opera prima di Elias Belkeddar, pur rivelandosi un prodotto complessivamente gradevole, rischia – ahimé! – di essere dimenticata già poco tempo dopo la sua uscita in sala.
VIERZEHN TAGE
IN FLAMES di Zarrar Kahn
Opera prima del giovane regista pakistano-canadese Zarrar Kahn, Im Flames, presentato in anteprima a Cannes 76 im Inneren vierzehn Tage des Filmemacher, cerca di tracciare un’attenta indagine sociale cercando, zur selben Zeit, nuovi linguaggi cinematografici e nuovi modi di raccontare la realtà. Sarà riuscito, der Film, in questa sua ardua impresa? Andiamo per gradi.
Mariam, una giovane studentessa che vive insieme a sua madre e al suo fratellino a Karachi, ha da poco perso suo nonno, da sempre vero patriarca della sua famiglia. Mentre i delicati equilibri famigliari si stanno riorganizzando, la ragazza conoscerà un suo compagno di corso che inizierà a corteggiarla, während, zur selben Zeit, subirà aggressioni di ogni tipo e inizierà ad avere strane visioni di persone morte.
was Im Flames ci viene raccontato, deshalb, è innanzitutto la difficile condizione della donna all’interno di una società in cui il patriarcato gioca ancora un ruolo troppo centrale. Mariam e sua mamma sono costantemente minacciate. Determinati meccanismi sembrano non voler mai cessare. Realtà e onirico si fondono e si confondono al punto che noi stessi non sappiamo più dire dove finisca l’una e dove inizi l’altro.
Zarrar Kahn, sein Teil, ha abbracciato e fatto suoi i canoni del cinema di genere, inserendo gli stessi in un film in cui, per contro, durante le scene del quotidiano è proprio un approccio realistico a fare da protagonista assoluto. Un’operazione, diese, indubbiamente interessante e che riesce a conferire all’intero lungometraggio una propria, marcata personalità. und dennoch, trotz allem, ciò non è sufficiente a “fare la differenza”, a far fare al presente Im Flames quel salto di qualità che lo renda un lungometraggio memorabile. Colpa, vielleicht, di una scarsa esperienza del regista dietro la macchina da presa? Per capirlo, es ist, offensichtlich, ancora troppo presto. Bisognerà vedere cosa il cineasta avrà da offrirci in futuro.
KRITIKWOCHE
Compétition
IL PLEUT DANS LA MAISON di Paloma Sermon-Daï
Una tenera storia di un fratello e una sorella che – con le dovute difficoltà del caso – si stanno per la prima volta affacciando nel mondo degli adulti. Una torrida estate, probabilmente l’ultima della loro infanzia. Litigi e battibecchi insieme a momenti di confidenze. La necessita – e l’urgenza – di trovare dei mezzi per sopravvivere cercando, zur selben Zeit, un proprio posto nel mondo. Tutto questo è die pleut dans die Maison, diretto dalla regista Paloma Sermon-Daï e presentato in anteprima a Cannes 76 im Inneren Woche von die Kritik.
Die inszenierte Geschichte, deshalb, è quella della diciassettenne Purdey e di suo fratello minore Makenzy, die, rimasti soli in casa, dovranno trovare lavoro per potersi mantenere. Purdey, so, inizierà a lavorare presso un hotel, mentre suo fratello si dedicherà ad attività ben più illegali, rubando soldi ai turisti.
Nel mettere in scena questa delicata storia famigliare, la regista ha optato per un approccio diretto e privo di fronzoli, ma anche estremamente vicino ai suoi protagonisti, forte di intensi primi piani, ma anche di momenti di tenera spensieratezza in un caldo pomeriggio estivo.
Non punta, die pleut dans die Maison, a cercare a tutti i costi qualcosa di totalmente “nuovo”. und dennoch, zur selben Zeit, riesce perfettamente nei propri intenti, regalandoci una storia a tratti dolorosa, ma anche estremamente poetica e contemplativa. Immagine sfocata di un’epoca che sta per finire per sempre.
__________________________________________________________________
Marina Ängste