
La Poetica di Ceylan viene surclassata da un opera prima di UCR
(da Cannes Luigi Noera e Marina Pavido – Le foto sono pubblicate per gentile concessione del Festival di Cannes)
COMPETITION
KURU OTLAR USTUNE (ABOUT DRY GRASSES)di Nuri Bilge CEYLAN
Incipit: Bufera di neve in un campo innevato, si ferma un camion ed uomo scende per raggiungere un villaggio sperduto. E’ il professore della locale scuola elementare al rientro dalle vacanze natalizie.
La scena si sposta nella sala professori prima delle lezioni dove si svolge un breafing a base di the e pasticcini!
Il professore Samet, si incontra con una giovane pure lei immigrata con un’evidente disabilità. Apparentemente la giovane studentessa Seril sente d’avere un trasporto amoroso con il professore che le ha portato un regalo dalle vacanze. Alla ragazzina viene trovata una lettera amorosa dall’altro insegnante ed il professore Samet vorrebbe conoscere il tenore del testo. Scoprendo che è non diretta a lui, ma a un altro studente (commedia degli equivoci che si trasforma in tragedia).
La situazione si complica quando il preside della scuola convoca Salem ed il suo collega accusandogli di comportamenti non appropriati nei confronti degli alunni . Per questo motivo è stato aggiunto un osservatore incognito per appurare la verità. Si tratta di un thriller psicologico tra i rapporti tra professori e studenti. La reazione di Salem nei confronti dell’alunna è severa. Utilizza il suo potere per bullizzarla. E‘ strano che due film che provengono da paesi molto diversi affrontino la stessa tematica : rapporti tra professori ed alunni (La teoria di Margherita – FC).
E’ un tema universalmente sentito in questo nostro mondo in cui “la democrazia di internet (1 uguale 1) “ è emergente. La storia prende a prestito come al solito del regista, i paesaggi struggenti nella Anatolia innevata. Sono tre storie in unico film accomunate dalla location. Ottima la regia con il protagonista che con uno stratagemma ha capito che il suo amico e la professoressa nutrono un reciproco sentimento amoroso e riesce ad avere un invito a cena, al quale si presenta da solo. Il regista usa questo stratagemma per evitare la censura sul suo manifesto politico di denuncia della contrapposizione degli opposti ideali dei due protagonisti. Ceylan è un regista allusivo, amante dei personaggi che rivelano sfaccettature nuove e talvolta contraddittorie di scena in scena. Indimenticabile è la scena dei due amici e colleghi che si guardano negli occhi. Samet è un intellettualoide frustrato dei suoi ideali , mentre la ragazza dopo aver perso le gambe ha i suoi tempi di reazione. La verità è che il suo amico e collega Kenan impartisce lezioni alla giovane Nuray. E’ una collega insegnante e attivista di sinistra che ha perso la sua gamba in un attacco terroristico è magnetica come una donna indipendente la cui diffidenza nasconde una grande forza. Il film si conclude sulla sfondo poetico delle immagini dei tre in auto mentre nevica. L’Amore del regista per Anatolia, in cui esistono l’estate e l’inverno non ha limiti. Però non tutti gli spettatori troveranno utile questa risposta, soprattutto dopo 197 minuti di pazienza.
POHLED SOME
HOW TO HAVE SEX di Molly MANNING WALKER | První práce
SYNOPSE: Tre ragazze inglesi vanno in vacanza a Malia e vivono il viaggio come un rito di passaggio. Pensano solo a bere, andare in discoteca e rimorchiare, ritrovandosi così a navigare nella complessità del sesso, del consenso e della scoperta di sé. Descritto con giochi di luce e una colonna sonora perfetta, il debutto alla regia di Manning Walker dipinge un ritratto dolorosamente familiare della giovane età adulta e di come le prime esperienze sessuali dovrebbero (o non dovrebbero) svolgersi.
Bellissimo il film della esordiente Molly presentato a Cannes nella sezione Un Certain REgard con il suo lungometraggio esplosivo sull’adolescenza e tutte le sue conseguenze.
“Migliore. Vacanza. Evah!” È un mantra enfatico ed esuberante, cantato a squarciagola come un canto da terrazza e brindato con colpi di alcol tossico e innovativo durante un viaggio edonistico nella città festaiola di Malia a Creta.
Nella presentazione la regista ha rimarcato più volte il suo principale intento di denunciare la mancanza di empatia tra i due generi maschile e femminile.
E’ vero che l’amore ormai è ridotto a mercificazione e lo scotto viene pagato dalle generazioni del terzo millennio dell’opulento Occidente, mentre in società ancora arretrate assistiamo al fenomeno delle spose bambine.
La giovane adolescente Tar (Taz per le amiche) alla fine del ciclo di studi secondari si reca in vacanza in una meta turistica estiva dove lo sballo è d’obbligo e dove no si dorme.
Qui centinaia di ragazzi si ritrovano in un rito collettivo direi di iniziazione all’età adulta senza però aver passato le tappe precedenti.
E così tre ragazzine cresciute a patatine fritte e coca cola si ritrovano a sballarsi per tre giorni in un turbinio di musica ossessiva. La regista ci sbatte in faccia questa verità e quando anche noi spettatori siamo esausti il film cambia registo ed assume i toni grevi della sbigottimento.
Tar anche se apparentemente consenziente di perdere la verginità viene sopraffatta appunto dalla mancanza di empatia da parte di Paddy, suo amante – direi strupatore – della prima volta. L’altro personaggio maschile anche se sembra faccia la parte del buono in realtà ha anche la sua responsabilità facendosi da parte nei momenti cruciali.
Al termine è stata solo un’esperienza estiva e lo dimostra il grido di Taz al gate dell’aereoporto: Londra stiamo tornando.
Aggiungiamo però che anche noi adulti abbiamo la nostra parte in questo disfacimento perché in tutto il film i genitori delle tre ragazzine riescono solo ad inviare messaggini buonisti, e non è così che gli adolescenti diventano adulti, ma aggiungiamo anche chi è senza colpa scagli la prima pietra!
Dal punto di vista cinematografico il film è una scoperta di un nuovo talento.
Luigi Noera