#ベルリナーレ73 – 16/26 2月 2023 特別 #8 (4日目&5)

(ベルリン出身 ルイージ・ノエラとマリーナ・パヴィド – 写真はBERLINALEのご厚意により掲載)

Nel fine settimana tanti bei film

Celine Song pone un ipoteca sui premi insieme a Lila Avilés che affronta i temi della Vita e della morte.

Il ritratto delle opere della celebre scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann mentre nella sezione GENERATION applaudiamo l’Italia fantasiosa di Antonio Bigni.

Dopo tanta attesa ai TALENTS Ruben Ostund si racconta.

競争

Disco Boy di Giacomo Abbruzzese

Film su un uomo qualsiasi in una performance magnetica di Franz Rogowski. Disco Boy non parla solo di Europa, ma anche della sua controparte africana, creando un gioco di specchi .

Affrontando gli effetti della presenza industriale e militare europea in Africa. Un prologo brevissimo ambientato in Africa è seguito da un salto nell’Europa orientale, in Polonia su un autobus pieno di tifosi di calcio ci sono due giovani bielorussi, Alexei e Mikhail la cui vera destinazione è la Francia.

Solo Alexei riesce ad arrivare a Parigi, dove persa la sua identità si arruola nella Legione Straniera per conquistare la cittadinanza.

その後, l’azione ritorna in Nigeria, con una sequenza divertente in cui un giornalista incontra un gruppo di militanti dell’organizzazione reale MEND (Movimento per l’emancipazione del delta del Nigertra cui il portavoce Jomo faccia un video in cui condanna lo sfruttamento della regione da parte delle compagnie petrolchimiche – illustrato con imponenti riprese aeree di terreno devastato in cui i camini eruttano fiamme.

Le strade di Jomo e Alexei si incrociano quando la squadra di quest’ultimo viene inviata a salvare gli ostaggi francesi del MEND.

Disco Boy fa un uso stilizzato del suono e dell’immagine per trascinarci alternativamente nell’azione e tenerci sospesi. Anche se Disco Boy non intreccia la trama con risultati soddisfacenti, il film è pieno di idee. Con dialoghi in più lingue tra cui il francese, il russo e la lingua nigeriana Igbo, da un lato è un commento sull’identità nell’Europa orientale contemporanea, con il protagonista bielorusso del film identificato come senza radici, A “orfanonel mondo post-URSS. 他の, raffigura un complesso militare-industriale che mette i fratelli gemelli – Alexei e Jomo – l’uno contro l’altro.

インゲボルグ・バッハマン - マルガレーテ・フォン・トロッタによる砂漠への旅

Lei è austriaca, lui svizzero; lei è una poetessa, lui un drammaturgo; lei è temeraria ma vulnerabile, lui è avventuroso ma un poconservatore. Quando Ingeborg Bachmann e Max Frisch si incontrano per la prima volta a Parigi nell’estate del 1958, sono già celebrità internazionali del mondo letterario. Nei quattro anni che seguono, i due si dilettano in un grande amore e in una relazione aperta tra la sua città natale, Zurigo, e la Roma adottiva. Margarethe von Trotta intreccia i tempi prima e dopo la catastrofe. La sua regia è schietta, sobria ed elegante. Questo film non parla della fine fatale di Bachmann, ma delle sue speranze di amore e rispetto, nella letteratura e nella vita. (REVIEW)

PAST LIVES di Celine Song

Nora e Hae Sung, compagni d’infanzia profondamente legati, vengono separati l’una dall’altro quando la famiglia di Nora emigra dalla Corea del Sud negli USA. Ventanni dopo, Hae Sung decide di incontrare Nora a New York, dove lei vive con il marito americano Arthur. Uno di fronte all’altro come i fantasmi di una vita non vissuta, si confrontano con le nozioni di destino, amore e scelte che costituiscono una vita.

Le domande esplorate dalla regista e dal suo brillante cast sono più ampie: l’amore modella le nostre vite? Che tipo di sacrifici sono necessari per diventare le persone che siamo? L’eco suscitato da queste domande induce una vera e propria vertigine esistenziale.

Perciò il film risulta lento e molto dialogato con la fotografia che ricorda tanto quella tedesca con viraggio al giallo.

Il triangolo non è perfetto e l’ultima scena di attesa infinita del taxi che porterà lui lontano è imbarazzante, ma ci pensa un flashback registico di quando erano bambini: ci vediamo nella prossima vita!

Tótem di Lila Avilés

Tótem abbraccia il caos e la frenesia in un dramma corale di una famiglia che attraversa una crisi. Tema ricco che da spunto per lo studio sui personaggi, mentre riflette sulla vita, la morte e il tempo, in gran parte dal punto di vista di un bambino. L’azione si svolge in un solo giorno e inizia in un bagno pubblico dove Sol di sette anni, e sua madre Lucia si stanno preparando per una festa più tardi; Sol indossa già la sua parrucca da clown ed è impaziente di anadare a trovare il padre, ma il momento di esuberante complicità di madre e figlia prende una piega malinconica quando Sol rivela il suo desiderio per il grande giorno: “Che papà non muoia”. Già si intravede l’imbarazzante vita di madre e figlia al di fuori della famiglia del padre.

L’occasione è il compleanno del giovane padre, l’artista Toniatuh, o Tona, malato di cancro ed assistito a casa della sua famiglia. In casa l’agitata zia di Sol, Alejandra, si preoccupa dei preparativi per la festa; sono presenti anche la sorella di Alejandra, Nuria e sua figlia Esther, che è più piccola della cuginetta Sol; c’è anche la figura maschile, il patriarca della famiglia, irascibile e amante di bonsai, Roberto e la governante Cruz che accudisce a Tona.

A Sol non è permesso vedere suo padre, che riserva le sue forze per dopo. Sol si preoccupa di quanto il papà la ami, e si tiene impegnata esplorando il territorio recintato della casa dei nonni, a volte giocando con suo cugina, a volte da sola.

Il film mostra un senso meravigliosamente acuto della noia dei bambini, della curiosità, la giornata sembra scorrere a una velocità completamente diversa per la pensosa Sol e gli adulti tormentati intorno a lei. Che nel frattempo fanno del loro meglio per proteggerla dalle realtà.

C’è anche un delizioso interludio con la visita di una sciamano gioviale e matronale che esorcizza gli spiriti maligni della casa con strumenti stravaganti.

Alla fine Tona emerge, per essere festeggiato da amici e familiari in un finale gioioso ma agrodolce.

BERLINALE SPECIAL & SERIES

Kiss the Future di Nenad Cicin-Sain

Il documentario sul famoso concerto degli U2 a Sarajevo durante la guerra fraticida dei Balcani degli anni ’90.

Gli U2 sono un gruppo rock irlandese il cui tipo di attivismo politico non è attuale. Sarajevo festeggia ora 27 anni dalla fine di un estenuante assedio durato 1.425 giorni in cui morirono quasi 14.000 人々. Ad un certo punto, quando il mondo sembrava aver abbandonato la città, un gigantesco concerto rock su un campo che giorni prima era servito da cimitero riunisce l’Umanità. Con filmati d’archivio e flashback, questo documentario raffinato ma inaspettatamente toccante di Nenad Cicin-Sain ripercorre come sia stato possibile.

Kiss The Future mostra anche i club underground di Sarajevo; la ONGanticonformistachiamata Serious Road Trip e il suo staff peculiare che ha portato Sniper’s Alley in città peraiutare i bambini”. Tra loro c’è Bill S Carter, che voleva portare l’amore a Sarajevo e ed è entrato in contatto con il cantante degli U2 Bono. È un mondo strano e pericoloso, Sarajevo sotto assedio, ma Cicin-Sain collega questi visitatori stranieri in modo abbastanza sicuro con artisti e musicisti locali che hanno i propri ricordi dell’epoca e le proprie riprese, trasformando Kiss The Future in un ricordo commovente della loro generazione. e non solo le riflessioni di musicisti anziani.

Mentre il film suggerisce senza mezzi termini che il mondo di 30 anni fa si sta ripetendo oggi, ciò che in realtà mostra è un’epoca senza social che è passata da tempo. È un bene che il mondo si sia schierato con l’Ucraina, perché è difficile immaginare quale gruppo rock si armerebbe oggi per provarci; ma allo stesso tempo, un assedio così brutale sarebbe sicuramente potuto durare solo così a lungo i riflettori dei social media. Kiss The Future segna l’inizio di quella nuova era.

Golda di Guy Nattiv

Commissione d’inchiesta sulla Primo Ministra Golda Mayer per i fatti del 1973. L’attrice Helen Mirren si integra perfettamente nel ruolo iconico, sebbene la drammaturgia lascia a desiderare.

Golda è attorniata da tanti uomini nel gabinetto di guerra e soltanto con la stenografa istaura un rapporto di fiducia!

Siamo all’inizio della guerra del Kippur del 1973 con il premier custode fumatore accanito, il film è una storia tesa di una donna e dei suoi generali attorno a un tavolo di gabinetto nel corso del conflitto. Fumo di sigaretta infinito, posacenere traboccanti, mappe, un vestito grasso, una parrucca ispida, sopracciglia pelose, scarpe ortopediche – ma chi era Golda Meir? Il film preferisce evitarla come essere umano, devia la sua politica e ripercorre la guerra dal punto di vista del suo gabinetto militare per 10 giorni impegnativi.

Il lato dolente è la lingua parlata che è l’inglese! Per un israeliano sentir parlare il suo Premier in un inglese britannico è un errore registico incolmabile, ma tanto è.

Per coloro che vogliono rivisitare la guerra dello Yom Kippur, i registi usano lo stereotipo della Meir davanti alla Commissione Agranat. Così la protagonista guarda indietro; ma non sulla sua vita politica interessante e emozionante che l’avrebbe portata da Kiev a Milwaukee e in un kibbutz in Israele.

Lei è ancora una figura controversa in Israele: si dice che abbia affermato che non esiste il popolo palestinese.

La guerra dello Yom Kippur arrivò in un momento straordinario nella geopolitica mondiale, e la rilevanza per oggi è indiscutibile: avvenne un anno dopo il massacro di Monaco, quando Meir presumibilmente ordinò allo stesso Mossad di rintracciare e uccidere i colpevoli. Un periodo di instabilità che la Meir affrontò con coraggio, anche se era la riluttante premier di un paese nuovo di zecca: sebbene in precedenza si sia ritirata a causa di una malattia, questo film la riporta alla ribalta, ma strappare Golda dalla sua stessa vita e quel tempo fuori dal suo contesto più ampio sembra ancora un’occasione persa.

Seneca di Robert Schwentke

Versione moderna della controversa vita di Seneca con scene decisamente trash in un deserto del potere romano del tempo.

Lo spettacolare dramma storico prende Lucius Annaeus Seneca il Giovane – il senatore romano, filosofo, drammaturgo e capo attaccabrighe del petulante e sadico imperatore Nerone – e lo dipinge come un insopportabile e ciarlatano sbruffone. Nel ruolo del protagonista c’è John Malkovich, che ci srotola il dialogo del personaggio come un torrente di parole pungenti e manierate. Il film si svolge principalmente nelle ultime ore di vita del senatore, quando un infernale cocktail party nella sua tenuta viene interrotto dalla notizia che Nerone ha decretato che deve morire, o per mano sua o per quella dell’assassino preferito di Nerone. Seneca, come spiega una narrazione arguta e fiorita, è un uomo che si è trovato in una posizione di notevole potere e privilegio, ma a un costo personale immenso. Molto più saggio per Seneca annuire in segno di pacificazione, dire all’imperatore e ai grandi e al bene della società romana quello che vogliono sentirsi dire, poi tornare a casa e contare la sua immensa ricchezza. D’altra parte Malkovich non è affatto l’unico attore qui che opta per uno stile di performance grottescamente esagerato, come anche la regina interpretata da Geraldine Chaplin regna in Africa dove Seneca si rifugia per attuare il suicidio molto più onorevole di essere assasinato.

出会い

Here di Bas Devos

Con un famoso detto si potrebbe sintetizzare: carpem diem!

Un incontro casuale cambia la vita di due persone in Here un operaio edile rumeno e un esperto belga-cinese nello studio di muschi e licheni.

Stefan, è un operaio edile con un lavoro a Bruxelles che sta per tornare in vacanza nella sua terra natale rumena, incerto se tornerà in Belgio. Ha una famiglia a Bruxelles: sua sorella maggiore Anca, un’infermiera esausta, ma mentre pulisce il frigorifero si capisce che se ne va per sempre. Decidendo di utilizzare le verdure avanzate per preparare una zuppa per i suoi cari, Stefan si reca in un ristorante cinese locale per un ultimo pasto, incontrando ShuXiu, uno scienziato che studia il muschio e che aiuta nel ristorante di sua zia.

Trascorriamo la maggior parte del tempo con Stefan, ma entrambi i protagonisti sono anime solitarie, in sintonia più con i loro ritmi interni che con quelli del mondo esterno. ShuXiu trascorre le sue giornate fissando diligentemente al microscopio la vita vegetale che vede da vicino, mentre Stefan è forse un popiù alla deriva.

Qui il dialogo è minimalista, ed allora sentiamo il sibilo del vento o il fruscio delle foglie.

Stefan e ShuXiu sono sullo schermo insieme solo due volte, eppure Here suggerisce sottilmente che condividono un legame psichico: un rispetto per il paradiso terrestre che li circonda.

Ma la natura casuale apparentemente irrilevante dell’interazione diventerà più importante quando si imbatteranno in di nuovo nella sequenza finale carica di Here Devos colloca i suoi personaggi in un Eden ultraterreno, solo per concludere con una nota di perfezione agrodolce.

Appunto con il suo titolo semplice e immediato, Here incoraggia il pubblico, come Stefan e ShuXiu, ad assaporare proprio questo momento. Vivere il momento raramente è stato così esaltante.

Mummola ovvero Family Time di Tia Kouvo

Il Natale in famiglia nei paesi nordici dell’Europa può essere esilerante, ma i luoghi comuni sono simili a quelli del sud Europa.

E’ una famiglia finlandese ma potrebbe essere una qualsiasi famiglia con i suoi pregi e difetti dove nessuno è in ascolto dell’altro.

Solamente l’atmosfera natalizia li fa stare insieme. C’è il nonno alcolizzato, la mamma che si presta a supplire il Babbo Natale, la nipote saccente anche se in età preadolescenziale, il figlio caciorone, il marito un bell’Antonio, la figlia quasi divorziatasfoggia che finalmente abbia ricevuto la promozione agognata nella azienda manifuttiera dove lavora ed infine la cognata gelosa.

Tutto questo accade durante le feste natalizie in una casetta dei nonni. Come si sa in finlandia la Sauna è un posto sacro ed infatti è prorio lì che avvengono le confidenze più segrete di questo racconto corale.

Ma desso c’è da affrontare il nuovo anno e tutto quello che ne consegue, possiamo dire con certezza che è un cliché paragonare ogni regista finlandese ad Aki Kaurismaki, ma in Family Time c’è la stessa aria impassibile – e uno stile distintivo che indica una giovane regista che cerca di raggiungere un futuro interessante.

パノラマ

Femme di Sam H. Freeman, Ng Choon Ping

Lavorando come drag queen in un club dell’East London, Jules è abile nel entrare e uscire da ruoli differenti, assumendo altre identità. Quando, a seguito di una violenta aggressione omofobica, incontra il suo aggressore in una sauna gay, coglie un’opportunità di vendetta e assume un’altra forma di drag, infiltrandosi nel mondo teso e ultra-mascolino dell’ex detenuto Preston.

Femme è sovversivo, inquietante e carico di sesso ma anche un film di vendetta tremendamente efficace. Sia Jules che Preston sono, a modo loro, 俳優, ed entrambi usano le rispettive performance per incanalare e proiettare potere. Eppure le identità non sono scolpite nella pietra, certamente per un uomo gay, nascosto o meno, che deve imparare ad adattarsi per sopravvivere. Man mano che la relazione tra loro si rafforza, la coppia cambia avanti e indietro tra i ruoli: sub e dom; “uomo cattivo” e “piccola puttana”; controllore e controllato.

La musica è usata con forza ovunque, sia attraverso la colonna sonora evocativa, ma soprattutto nelle scelte della colonna sonora e nella sfida mozzafiato dei ritmi guidati dai bassi del mondo di Preston.

GENERATION

そして王様は言いました, What a Fantastic Machine di Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck

“La telecamera registra ciò che ha davanti. Cosa dovremmo fare con questa opportunità?

そして王様は言いました, What a Fantastic Machine è un tuffo nel vasto oceano storico della cultura mediatica. Dalla nascita della camera oscura alla proiezione della prima immagine in movimento e dall’invenzione della webcam al primo video virale, il documentario spiritoso e stimolante insegue l’ascesa della cultura dell’immagine come la conosciamo. Raccogliendo materiale d’archivio storico di grandi dittatori che sfilano davanti a folle esultanti con video amatoriali, contenuti in live streaming e clip di amanti del brivido in cima a un grattacielo, o strazianti fotografie di stampa che mostrano violenza, offre uno studio emblematico della Il cinema e la storia sociale che crea: quali sono le implicazioni dell’essere esposti a miliardi di immagini che competono per la nostra attenzione? (REVIEW)

Le proprietà dei metalli di Antonio Bigini

“Il mondo è pieno di forze invisibili. Ma la gente ha finito per non crederci più”.

Un assortimento di oggetti metallici è steso sul tavolo della cucina davanti a Pietro. Chiudendo gli occhi, allunga cautamente la mano. La voce sulle capacità psicocinetiche del ragazzo ha viaggiato ben oltre i confini del piccolo villaggio italiano; dicono che sia in grado di piegare più che semplici cucchiai. Quando un professore universitario inizia a far visita regolarmente a Pietro, gli esperimenti diventano una gradita distrazione: nonostante la bellezza idilliaca del paesaggio, la vita qui è dura: debiti irrisolti permangono nell’aria, insieme a ferite non rimarginate nella storia della famiglia. Un ritratto di un mondo in tumulto; di un luogo e di un tempo in cui il dono di un ragazzo sembra un faro di speranza, che porta promesse di una vita migliore. (REVIEW)

BERLINALE TALENTS

SERIOUSLY FUNNY: A GOOD LAUGH WITH RUBEN

ルーベン・オストルンド (Triangle of Sadness) ci racconta tutto del prossimo film. Nella bellissima location d’altri tempi dell’HUA1, il si parla della satira che non significa prendere in giro qualcuno, ma far ridere la gente insieme a te.

Non solo con il suo umorismo unico ci racconta come è nato l’ultimo successo osannato a Cannes e csopriamo piccoli aneddoti dal set.

ルイジ・ノエラ

返信を残します