#BERLINALE73 – 16/26 Februar 2023 SPEZIELL #2 (TAG 1)

Die Überprüfung der Marina ängstlich: She came to me di Rebecca Miller delude la critica ed il pubblico

(Berlin Luigi Noera mit freundlicher Zusammenarbeit von Marina ängstlich- Die Fotos werden mit freundlicher Genehmigung der Berlinale veröffentlicht)

She came to me di Rebecca Miller film d’apertura del 73° Festival di Berlino – all’interno della sezione Berlinale Special – è la storia di due famiglie si alternano sul grande schermo. Steven (gespielt von Peter Dinklage) er ist ein Komponist in voller Schaffenskrise, verheiratet mit der Psychologin Patricia (anne Hathaway) – eine äußerst charmante Frau, ossessionata dall’ordine e dalla pulizia – e patrigno dell’adolescente Julian (Evan Ellison). Egli troverà “magicamente” l’ispirazione per una toccante opera lirica in seguito all’inaspettato incontro con Katrina (Marisa Tomei), capitano di un piccolo peschereccio che lo sedurrà dopo un furtivo incontro in un bar. gleichzeitig, assai problematica ci sembra anche la famiglia della giovane Tereza (Harlow Jane), la fidanzatina di Julian, severamente punita dal suo patrigno dopo che quest’ultimo ha scoperto che ella ha già rapporti sessuali con Julian.

viele Geschichten, tante diverse situazioni, tanti scenari a dir poco paradossali, deshalb. Con She came to me Rebecca Miller ha deciso di percorrere tante strade, perdendosi letteralmente per strada. E infatti, questo suo ultimo lungometraggio, pur vantando un buon ritmo e una messa in scena complessivamente pulita (fatta eccezione per improvvisi cambi di formato del tutto ingiustificati) finisce inevitabilmente per girare a vuoto, nonostante gli interessanti spunti iniziali.

She came to me, und zwar, non è un film sulla crisi di un artista o sul processo creativo in sé. das, zumindest, non solo e non “abbastanza”. She came to me non indaga a fondo sui motivi che hanno spinto Patricia a vivere una profonda crisi mistica al punto da desiderare di diventare suora. Le sue vicissitudini ci vengono presentate quasi come un puro divertissement fine a sé stesso. Persino una figura potenzialmente interessante come quella di Katrina – talmente desiderosa di vivere una storia d’amore “da favola”, da stalkerare, von Zeit zu Zeit, i malcapitati di turno – non viene approfondita a dovere. Soltanto la genuina storia d’amore tra Tereza e Julian ci regala un po’ di tenerezza, pur essendo a sua volta penalizzata da risvolti di sceneggiatura talmente forzati da far perdere di credibilità l’intero lungometraggio.

Rebecca Miller, leider, non ha saputo cogliere nel segno. Questo suo She came to me risulta inevitabilmente una commedia inconsistente, una commedia che strizza l’occhio al cinema di Woody Allen, ma che non riesce a gestire tutti gli elementi tirati in ballo. Un’apertura della Berlinale che ha fatto decisamente storcere il naso. aber, und, siamo soltanto all’inizio. Vediamo quali altre sorprese il festival ha da offrirci.

Marina Ängste

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