#VENEZIA79 - 31/8 -10/9/2022 SPECIAL #11: (DAY 7) The pills from Maria Vittoria Battaglia's WEB

(from Venice Luigi Noera with the kind collaboration of Maria Vittoria Battaglia, Vittorio De Agrò and Anna Maria Stramondo – Photos are published courtesy of the Biennale)

Fuori concorso il testamento del regista recentemente scomparso KIM KI-DUK

HORIZONS

OBEŤ (VICTIM) di MICHAL BLAŠKO con Vita Smachelyuk, Gleb Kuchuk, Igor Chmela, Viktor Zavadil, Inna Zhulina, Alena Mihulová / Slovakia, Czech Republic, Germany / 91’

SYNOPSIS

Quando il figlio dell’immigrata ucraina Irina viene aggredito, the entire city stands in solidarity with his family and condemns the Roma neighbors, suspected of committing the crime. Ma presto inizia a emergere un’altra verità.

Obet’ è un dramma pieno di suspense incentrato su una donna che cerca giustizia in una società razzista, combattuta tra la famiglia e la ricerca della verità.

DIRECTOR'S COMMENT

Entrambe le linee narrative, quella madre-figlio e quella individuo-società, sono intimamente connesse, si sovrappongono costantemente e si influenzano a vicenda. Delineando un ritratto emotivo di Irina, ho voluto mettere a nudo la società centroeuropea per la quale lei diventa temporaneamente una mascotte, fino a diventarne la caricatura. La manipolazione in quanto tale è una sorta di leitmotiv che permea molti livelli della narrazione, ma tutto inizia con qualcosa di infantile: la storia di Igor, che improvvisamente fornisce alla società una falsa ragione per svelare tutto l’odio che si cela al suo interno. Il fatto che Irina e Igor siano ucraini – la minoranza più rappresentata, ma non pienamente accettata, della Repubblica Ceca – conferisce ai protagonisti una prospettiva diversa.

REVIEW:

Vittima di una burocrazia che costringe una madre a lasciare il figlio minorenne da solo in un paese straniero.

Vittima di un pestaggio.

E vittima delle proprie menzogne.

Un thriller drammatico, in cui una madre, per amore del figlio, si ritrova schiacciata da una bugia talmente grande da diventare più forte della verità stessa, soffocata, nascosta, e cgr non riuscirà a trovare mai il proprio spazio in questo film.

E mentre la verità perisce, il dolore di una donna che non voleva rinunciare alla propria dignità cresce, e così cresce la vergogna nello sguardo della protagonista.

Un’idea interessante, che meritava forse uno sviluppo più approfondito, la cui messa in scena regge del tutto, perhaps, sull’aspra – ma a dir poco autentica – recitazione della sua protagonista.

EN LOS MÁRGENES (ON THE FRINGE) di JUAN DIEGO BOTTO with Penelope Cruz, Luis Tosar / Spain, UK / 105’

SYNOPSIS

Un film sulla famiglia, sull’amore e sulla solidarietà. Un conto alla rovescia per le storie intrecciate di tre protagonisti, che cercano di restare a galla e superare le ventiquattro ore che cambieranno la loro vita. En los márgenes esplora l’impatto della crisi economica sui rapporti personali, e come l’amicizia e la solidarietà possano essere d’aiuto per superare i momenti più difficili della vita. Una corsa mozzafiato contro il tempo, ai margini di una grande città.

DIRECTOR'S COMMENT

Il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca scrisse: “Sotto le moltiplicazioni c’è una goccia di sangue”. Lui si riferiva alla realtà che esiste dietro ai numeri e alle statistiche, e En los márgenes dà un volto ad alcuni di questi numeri. In Spagna ci sono 41.000 sfratti all’anno, più di cento al giorno. Il film esplora l’impatto della crisi economica sulle relazioni di coppia, e tra genitori e figli. E all’interno di ciò, il ruolo delle madri come garanti dell’amore e del benessere della famiglia.

REVIEW:

Siamo nel pieno della crisi economica spagnola degli ultimi anni, e il regista segue le vicende di quattro personaggie di chi gli sta intornocon sguardo a volte documentaristico a volte teatrale. E così le vicende tragicomiche delle varie comparse si incontrano in una matassa ingarbugliata di coincidenze che non sempre trovano la giusta ragion d’essere in questa pantomima. Pantomima che, at the end, altro non è che il ritratto di una storia vera, una delle tante che abitano questo mondo, come ci ricordano le scritte in sovraimpressione alla fine del film. Una delle troppe che occupano lo spazio del film, che diventa dispersivo e il cui filo troppe volte viene spezzato.

On the fringe è un film intenso, anche grazie all’interpretazione della Cruz, ormai perfettamente calata nel ruolo di una madre in difficoltà. however, l’intensità di alcune di queste storie rimane soffocata sotto la banalizzazione delle avversità che rendono il tutto plateale e macchiettistico.

OUT OF COMPETITION FICTION

KÕNE TAEVAST (CALL OF GOD) di KIM KI-DUK con Zhanel Sergazina, Abylai Maratov / Estonia, Lithuania, Kyrgyzstan / 81’

SYNOPSIS

L’aspettativa dell’Amore si è insediata nel cuore di una giovane donna. I confini tra sogno e passione sono molto sfuggenti. La vita è piena di privazioni fisiche e, naturally, di piaceri sensuali: il significato profondo di tutto questo è l’Amore. Più profondo è il sentimento, più intense sono le emozioni. Ogni ragazza sogna di incontrare un giorno l’amore della sua vita. Un uomo che ha vissuto molte esperienze la aiuta a scoprire la dimensione della passione e dei sensi e la conduce alle ‘soglie del paradiso’, dove i due trionferanno. Si può solo immaginare quanti cuori siano stati spezzati lungo il cammino per diventare esperti della scienza dell’amore. Ma la passione acceca e presto l’uomo diventa schiavo del corpo sensuale della giovane donna. La consapevolezza della propria sensualità porta la ragazza a cercare di sottomettere l’oggetto del suo amore. Le emozioni portano dolore e sofferenza agli amanti, ma anche ai loro parenti e amici. Riuscirà la giovane eroina a soddisfare le aspettative dell’uomo che amava e a renderlo felicea diventare la sola e unica? Chi la aiuterà a trovare la strada giusta? Forse la misteriosa voce al telefono? O basterà svegliarsi e capire che era solo un sogno, solo un sogno. Di questo parla l’ultimo film di Kim Ki-duk, girato nell’estate 2019 in Kirghizistan e portato a termine dagli amici e dai colleghi di Kim dopo la sua inaspettata scomparsa nel dicembre 2020.

DIRECTOR'S COMMENT

Che cos’è la vita? Cos’è la giovinezza? Che cos’è la vecchiaia? Tutti gli esseri umani invecchiano e alla fine muoiono. Più ci si avvicina alla morte, più gli esseri umani sentono la mancanza e ricordano la loro giovinezza. Mi manca la giovinezza dei miei vent’anni. however, poiché ho commesso molti errori in gioventù, se potessi tornare indietro nel tempo, vorrei davvero agire bene. Ma la vita non può mai tornare indietro.

Testamento artistico del compianto Kim Ki-Duk, Call of God è la realizzazione degli ultimi appunti del regista coreano messa in atto da ..

REVIEW:

Call of God è un’opera surreale, che con tatto ed eleganza narra la potenza dell’amore, sentimento che fa fiorire ciliegi sulle colline, che porta felicità e colori, ma che può rovesciarsi nella forza piu nera e distruttiva. L’ambivalenza di questo amore totalizzante, quasi dittatoriale, è enfatizzata da un superbo uso dei colori, ora accesi, ora su scala di grigi. Ma l’amore non è che un’illusione, o forse è la vita stessa ad essere un sogno. E allora non ci resta che continuare a sognare, nella vana illusione di poter controllare il nostro destino.

GdA OFFICIAL SELECTION

SPECIAL EVENTS

SIAMO QUI PER PROVARE di Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri Italia, 2022, 88’, prima mondiale – Daria si sposa, Antonio è testimone. Sono una coppia artistica. Da anni abitano nella stessa palazzina, ora lei trasloca in un altro quartiere. Cominciano a lavorare a un nuovo progetto ispirato al “Ginger e Fred” di Fellini. Con loro Emanuele, Monica, Francesco, Martina, Andrea. Si comincia dalle lezioni di tip tap, la drammaturgia viene scritta giorno per giorno, provando nei teatri svuotati dalla pandemia, in Rome, a Rimini e in Francia. Tra i dubbi, nell’euforia creativa, i nostri attori finiscono per assomigliare sempre di più ad un gruppo di naufraghi, in uno spaesamento dove si mescola continuamente la vita reale con lo spettacolo che sta forse prendendo forma.

REVIEW:

Documentario che segue una compagnia di teatranti nel palco di una Roma silenziosa e vuota durante il lockdown, Siamo qui per provare racconta lo sviluppo della messa in scena del Fred e Ginger di Fellini.

Nel tentativo di dare vita a un’opera di metateatro il documentario alterna la vita privata degli artisti alla vita che mettono sul palco, quasi fossero tutti personaggi in cerca di autore.

and yet, il matrimonio e il trasloco di Daria, così come anche le prove dei vari attori, non riescono a prendere vita, tantomeno a conquistarsi lo spazio della messinscena. And so, i nostri attori, che un autore lo hanno già trovato, non rimangono che alcune delle tante persone, che pur nascondendo storia più o meno interessanti, incrociano la nostra banale quotidianità.

Maria Vittoria Battaglia

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