La graffiante verità di R. M. N. e Triangle of Sadness. Cristian Mungiu e Ruben Östlund scombussolano la Croisette
(de Cannes Luigi Noera et Marina Pavido – Les photos sont une gracieuseté du Festival de Cannes)
Crainte de “différent” e ricerca della propria identità in R. M. N.
On attend beaucoup d'un réalisateur comme Cristian Mungiu, chaque fois qu'un de ses films est sur le point d'être présenté. Egalement à l'occasion du Festival de Cannes 2022, donc, son R. M. N. – in corsa per la tanto ambita Palma d’Oro – si è fin da subito rivelato uno dei lungometraggi più attesi di tutto il festival. E, comme d'habitude, le aspettative non sono state deluse.
L'histoire mise en scène, donc, è quella di Matthias, un operaio che, dopo aver lasciato il suo lavoro in Germania, torna nel suo piccolo e multietnico villaggio in Transilvania, al fine di trascorrere più tempo con suo figlio – che fino a quel momento aveva sempre vissuto la mamma – e di rivedere la sua ex amante Csilia. Nel momento in cui quest’ultima decide di assumere nella sua fabbrica alcuni lavoratori stranieri, molti abitanti del villaggio si ribelleranno ed episodi di violenza saranno quasi all’ordine del giorno.
R.M. N., inteso, juste, come risonanza magnetica, è ciò di cui, secondo Cristian Mungiu, avrebbe bisogno il suo paese, al fine di portare allo scoperto meccanismi “invisibili” che altro non fanno che portare alla deriva la società, fomentando l’odio verso chi viene considerato “diverso”. Il villaggio in cui Matthias vive è molto piccolo, praticamente tutti conoscono tutti. Un elemento “esterno” potrebbe, puis, far vacillare i già deboli equilibri precostituitisi.
Uno sguardo lucido e obiettivo, ma anche sofferente a causa di determinate dinamiche ben si sposa, si, con un approccio registico che di un ruvido realismo ha fatto il suo cavallo di battaglia. La storia di Matthias, del rapporto di quest’ultimo con suo figlio e con il suo padre anziano (la cui salute è per lui ulteriore motivo di preoccupazione), della mancanza di certezze in un presente, in cui la costante ricerca della propria identità fa quasi da protagonista assoluta, aprono discorsi ben più ampi.
- M. N. è un film complesso, stratificato, pregno di rimandi ad antiche leggende popolari rumene che, nel nostro presente, trovano un loro perfetto compimento. Cristian Mungiu ci ha regalato un’opera monumentale, dolente e dolorosa, che attraverso la storia di una piccola realtà traccia un grande affresco del mondo in cui viviamo. Un mondo impietoso, in cui sembra non esserci speranza alcuna per un futuro migliore.
I soldi e il potere nella società capitalista di Triangle of Sadness
Si dans le 2014 une énorme vague brisait tous les équilibres précaires préétablis (dans le long métrage Force Majeure), C'est ici, huit ans plus tard, c'est une tempête en pleine mer - avec naufrage conséquent - pour renverser les rôles et les situations. Il a été écrit par Ruben Östlund. - anciennement Palme d'Or à Cannes en 2017 par The Square – il aimait démêler chaque aspect et chaque habitude bizarre du monde capitaliste dans son dernier, long métrage irrévérencieux, Triangle de tristesse, en compétition à la 75e édition du Festival de Cannes.
Yaya et Carl, donc, sont deux mannequins et influenceuses qui, juste après la fin de la Fashion Week, ils sont invités à participer à une croisière sur un yacht de luxe. Lors d'un dîner avec le capitaine du navire (interprété par Woody Harrelson) une tempête se déchaîne, la panique est endémique parmi les passagers e, le lendemain matin, les survivants se retrouvent sur une île déserte. Ce sera ici, donc, que les différences de classe seront annulées, l'argent n'aura plus aucune valeur et les rôles seront inversés. À quoi tout cela mènera?
Divisé en trois chapitres, Triangle of Sadness analizza al microscopio – in modo alquanto impietoso – ogni singolo aspetto dell’animo umano rapportato al desiderio di soldi e di successo. Yaya et Carl sont jeunes, belli, ils ont un large public et leur succès dépend principalement du nombre de leurs abonnés. Sur eux, au départ, le réalisateur concentre toute son attention sur un drôle de rideau qui se déroule dans un restaurant de luxe, lors du paiement de la facture. A partir de ce moment, le film - à l'exception de quelques longueurs supplémentaires concernant surtout le chapitre où les protagonistes et leurs compagnons de voyage sont sur l'île - le film va crescendo et, à travers une série de situations hilarantes à la limite du paradoxe (y compris, par dessus tout, dîner sur le bateau, Colombe, à cause du mal de mer, ils finissent tous par vomir partout) il analyse au microscope les rôles et les idéologies au sein d'une société où seul le Dieu de l'Argent semble avoir tout pouvoir.
Ruben Östlund n'a aucune pitié pour rien ni personne et dans une œuvre dans laquelle aucun des protagonistes n'est vraiment impeccable, prêt comme il l'est à se vendre et à vendre ce qui lui tient à cœur pour avoir son propre avantage, elle a l'air plus en forme que jamais. Il suo Triangle of Sadness è una piacevole sorpresa all’interno della selezione di Cannes75. Un film politique, provocateur et merveilleusement déjanté arrivé sur les écrans de la Croisette comme une agréable bouffée d'air frais.
Fumer fait tousser ci racconta uno sgangherato gruppo di giustizieri che deve salvare il mondo
C'est une période particulièrement prolifique pour le réalisateur et musicien Quentin Dupieux. Après avoir présenté à la Berlinale, il y a quelques mois, son long métrage Incroyable mais vrai, le voilà qui revient, en fait, au Festival de Cannes 2022 con Fumer fait tousser, hors compétition, dans la section Séances de minuit.
Un enfant voyage en voiture avec ses parents. A un certo punto chiede a suo papà di potersi fermare per fare pipì. Una volta sceso dalla macchina, gli si presenterà davanti agli occhi uno spettacolo decisamente inaspettato: i celebri Tobacco Force, un gruppo di giustizieri che ricordano molto i Power Rangers e che sono soliti annientare i nemici con sostanze nocive contenute nelle sigarette, stanno combattendo contro una tartaruga gigante. Alla fine del combattimento, il loro capo ordina loro di trascorrere qualche giorno in un piccolo, ultra tecnologico residence nei pressi di un lago, al fine di concentrarsi e di lavorare sulla coesione del gruppo, in vista di un prossimo combattimento contro il potente e pericoloso Lezardin (Benoît Poelvorde). Una volta lì, ognuno di loro diletterà i loro compagni d’avventura raccontando storie di paura.
Ogni volta che sta per essere presentato un film di Quentin Dupieux, non si sa mai cosa aspettarsi. Il re del nonsense non ha paura di osare, di inventarsi storie che hanno dell’incredibile. E, parfois, la cosa gli riesce molto bene. Il suffit de penser, par exemple, a Mandibules, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2020. Per quanto riguarda Fumer fait tousser, plutôt, troviamo il regista leggermente più fiacco e, di fianco a trovate indubbiamente d’impatto (interessante, par exemple, anche la scelta di conferire al lungometraggio una struttura à la The Canterbury Tales, con le vicende dei giustizieri che fanno da bizzarra cornice narrativa) vi sono momenti in cui il lungometraggio gira a vuoto, perdendo pericolosamente di mordente.
Nous rions, durante la visione di Fumer fait tousser, mais pas trop. Le idee ci sono, ma il modo in cui vengono di volta in volta sviluppate lascerebbe spesso a desiderare. Al di là di datori di lavoro che, malgrado l’aspetto di un topo di fogna, sembrano essere particolarmente contesi dalle donne, al di là di robot con il sistema operativo troppo lento per essere considerati d’aiuto, resta ben poco. Persino per quanto riguarda l’episodio con protagonista Adèle Exarchopoulos, che tanto ci era piaciuta in Mandibules. mais de toute façon. Considerati i ritmi con cui il regista sta lavorando, di certo presto ci capiterà di vedere un prossimo suo lungometraggio. Bisognerà vedere cosa la prossima volta avrà in serbo per noi.
craintes de la marina