#BERLINALE 74ma Ed. 15/25 febbraio 2024 SPECIALE #12 (DAY 4)

Da Marlene-Dietrich-Platz il focus del giorno: il fine settimana della #BERLINALE all’insegna dei papabili all’Orso d’Oro e i fratelli D’Innocenzio che presentano la loro Serie TV dai toni foschi, mentre Amos Gitai ci intrattiene con una piece teatrale

(da Berlino Luigi Noera con la gentile collaborazione di Maria Vittoria Battaglia e Vittorio D’Agrò della Redazione RdC– Le foto sono pubblicate per gentile concessione della #BERLINALE)

Competition

Dahomey di Mati Diop | WP | DOC

Sinossi: Nel 2021, ventisei statue (reperti archeologici del Regno del Dahomey) lasciano Parigi per essere restituiti all’attuale Benin. Come accogliere questi tesori d’arte, rubati agli antenati, in un paese che si è reinventato in loro assenza?

Recensione: l’incipit ci mostra Parigi e la Senna che di notte sono un luccichio di colori e suoni!

Appunto il 26 novembre del 2021 le 26 statue provenienti dalla zona coloniale dal 1812 vengono restituite al popolo africano.

Il documentario della Diop (di origini dell’attuale Benin) ci racconta con dovizi di particolari il percorso inverso delle statue trafugate durante il periodo colonialista di quelle terre adesso autodeterminate. Le 26 statue sono solo un segno di riconcilazione tra i due popoli (francese ed africano) visto che all’epoca il “bottino” fu ben più cospicuo.

Il film è prevalentemente testuale per sottolineare come il Senegal si prepara ad accoglier con tutti gli onori il tesoro del Re Benin.

E’ un film allegorico sulla questione del colonialismo in Africa: innanzitutto la lingua indigena, le tradizioni come ad esempio i riti Vodu.

Il film non poteva finire che con immagini del tratto di Oceano che bagna il Senegal, tanto care alla regista. Resta la certezza che il progresso del Paese adesso indipendente si fonda anche sulla consapevolezza della dolorosa fase del colonialismo.

L’empire (The Empire) di Bruno Dumont | WP

Sinossi: Nella Costa d’Opale, Francia settentrionale. In un tranquillo e pittoresco villaggio di pescatori, finalmente accade qualcosa: nasce un bambino speciale. Un bambino così unico e peculiare che scatena una guerra segreta tra le forze extraterrestri del bene e del male.

Recensione: l’incipit volge lo sguardo verso un cielo di nuvole.

Siamo in Normandia dove si svolge questa storia del Bene e del Male: zero contro Uno!

Accadono fenomeni soprannaturali a causa della presenza di extraterresti. E’ un film allegorico dove gli extraterrestri vanno e vengono dal loro “mondo” per prendere ordini dal “supremo” che lo ritroviamo in luoghi sacri alla Cristianità. Tanti gli effetti speciali usati dal regista che menziona i suoi personaggi qquali il commissario di un presunto Dio senza successo. Siamo nel regno del primo intrattenimento fantasioso del cinema francese delle origini come il Meliu! Purtroppo però l’accostamento del diavolo al tabernacolo non è stata una scelta azzeccata.

Sterben (Dying) di Matthias Glasner | WP

Sinossi: La madre Lissy, il padre Gerd, il figlio Tom e la figlia Ellen: i membri della famiglia Lunies sono estranei. Ma di fronte alla morte, finalmente si incontrano di nuovo.

Recensione: l’incipit ci consegna i consigli per vivere bene da parte di un reietto dalla società!

La storia ruota attorno ad una coppia di anziani che deve affrontare la demenza senile del marito, sebbene una vicina cerchi di aiutarli la vita non è facile.

Nella seconda parte il focus è concentrato sui figli della coppia. Tom direttore d’orchestra e la sorella Ellen. Tom è impegnato a dirigere  una orchestra giovanile alla Haus der Berliner Festspiele e sta mettendo in scena un opera del suo caro amico compositore dal titolo Sterben.

Nell’incontro con i genitori presso la casa di cura dove è stato ricoverato il padre Gerard per la sua demenza, il figlio si rende conto alla fine della situazione, ma il padre muore da solo nella clinica ed al funerale ci sono la moglie e la vicina.

E’ un film sulla solitudine e mancanza di dialogo. Per la madre ed il figlio è arrivato il momento di chiarire i loro rapporti di una vita. Purtroppo il film perde il senso drammaturgico con una madre sempre distaccata con il figlio. Nella terza parte si affronta il rapporto tra la madre e la figlia Ellen impiegata in uno studio dentistico e che soffre di alcolismo. A questo punto il film vira all trash horror con Ellen fuori di testa con il suo collega dentista. In realtà si potevano fare due film in un finale disastroso per il commento in sala da humor tutto tedesco. Un film anzi tre film (visto l’epilogo tra Tom e l’amico compositore Bernard) sulla incapacità di amare la vita per quello che è.

Berlinale Special Gala

Beom-Joe-do-si 4 (The Roundup: Punishment) di Heo Myeong-haeng | WP

Sinossi: “Monster Cop” Ma Seok-do sta indagando su un’organizzazione illegale di gioco d’azzardo online. Mentre inizia a dare la caccia ai criminali, propone un’alleanza inaspettata.

Recensione: l’incipit ci mostra nelle Filippine nel 2018 una scena da thriller. Un ragazzo con il volto insaguinato tenta di scappare dai suoi carnefici, tenendo con se una pennetta con  i dati del crimine.

Il poliziotto più famoso di Manila si mette sulle tracce dei pusher locali per risalire ai capi della banda di trafficanti.

La storia tra mille colpi di scena vede confrontarsi i buoni (poliziotti) contro i cattivi (gangster). Ovviamente non vi diciamo il finale lasciandovi godere questo classico del cinema asiatico che ha sostituito da tempo i film sul Kung Fu.

Berlinale Special

Dostoevskij di Damiano & Fabio D’Innocenzo | WP | Series

Sinossi: Il detective Enzo Vitello è sempre più ossessionato dalla caccia al serial killer “Dostoevskij”. L’assassino ha l’abitudine di lasciare accanto ai corpi delle sue vittime lettere in cui descrive i loro ultimi momenti.

Recensione: Enzo Vitiello un investigatore e poliziotto dalla vita complicata con una figlia tossica. L’incipit è una lettera d’addio nella quale chiede scusa e nomina erede sua figlia, ma . . .

una telefonata provvidenziale del suo capo: dove caxx . . . sei?

Comincia così la nuova sceneggiatura dei fratelli D’Innocenzo alle prese con una crisi identitaria di ispirazione.

Il richiamo all’obbedienza fa ritornare in se il poliziotto Enzo per risolvere l’ennesimo omicidio del mitico Dostoevskij il quale lascia sempre sul luogo del crimine una lettera senza senso e di sfida.

I registi destabilizzano lo spettatore facendo capire velatamente che l’omicida è lo stesso investigatore, ipotesi che risulterà infondata. Sono piuttosto affreschi di una società in decadimento, leitmotiv degli autori nei loro precedenti lavori che hanno causato tante discussioni. Il rapporto conflittuale con la figlia nasconde qualcosa? (ndr: la protagonista è tra l’altro la stessa dell’altro film italiano presente a Berlino Gloria!). In una  sceneggiatura complicata si dipana questa Serie che però non convince.

Shikun di Amos Gitai | WP

Sinossi: ambientato in un unico edificio multiuso israeliano, lo Shikun, e ispirato al classico di Eugène Ionesco “Il rinoceronte”, una raccolta di episodi teatrali drammatizza l’ascesa del pensiero autoritario, mentre alcuni personaggi si trasformano in rinoceronti e altri resistono.

Recensione: l’incipit ci presenta una musica sospensiva in un interno notte in un edificio israeliano. Siamo in Israele nei cosiddetti Territorie la protagonista femminile ci introduce sulla questione dei fatti avvenuti che ci riguardano e ai quali non possiamo essere indifferenti.

In una pièce teatrale con vari soggetti che rappresentano una parte di Israele, anche chi vive da poco nel paese e proviene da svariati paesi del mondo. Bielorussia, Russia.

Film allegorico e visionario della situazione in Israele che è un manifesto della denuncia civile dei territori occupati (West Bank).

Oltre alla questione politica, si parla di una questione economica dove i giovani interrogano gli anziani sulle loro azioniche dopo 50 70 anni dalla creazione dello Stato di Israele senza però trovare riposte.

Il rimando all’opera teatrale “Il Rinoceronte” di Jonesco ambientato nello SHIKUN con adattamento del testo al contesto israeliano frutto delle politiche dei 70 anni dello Stato Israeliano.

Forum

Marijas klusums (Maria’s Silence) di Dāvis Sīmanis | WP

Sinossi: 1937, la scena artistica di Mosca è in libero accordo con il potere sovietico. L’artista lettone Maria Leiko crede di essere intoccabile e inconsapevolmente interpreta il ruolo della sua vita: quello di una vittima innocente. Un’allegoria storica di enorme attualità.

Recensione: film girato in B&N basato sulla biografia della famosa artista che, prima dello scoppio della seconda Guerra Mondiale, decide di recarsi a Mosca sebbene sotto la repressione dei Soviet per recuperare il corpo della figlia Nora che appena bambina era stata internata in un orfanotrofio. Nel treno che la porta al suo infausto destino la famosa cantante viene riconosciuta dai viaggiatori ed acclamata. E’ la sua fama la chiave di lettura di sentirsi appunto intoccabile. In attesa della risoluzione delle pratiche burocratiche la cantante viene ingaggiata dal Teatro  grazie ad una antica amicizia. Mentre il popolo soffre il freddo e la fame a lei è concesso ogni privilegio e questo le farà sottovalutare il pericolo incombente. Dopo un duro lavoro di preparazione della pièce teatrale con il suo amico direttore alla prima lo spettacolo ha un enorme successo, ma non è così per l’apparato del Partito Unico dei Soviet in una Russia durante il periodo delle purghe staliniane. A Mosca girano camion con la scritta Kleba (pane) ma in realtà i camion trasportano migliaia di cittadini arrestati. Sebbene le sia stato assicurato un salvacondotto anche Maria viene arrestata e cade appunto nell’oblio del silenzio.

Film attuale poiché dopo 80 anni di dittatura dei Soviet nulla è cambiato nella Russia del terzo millennio.

Luigi Noera

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